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Bollettino IACM del 16 luglio 2005

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Scienza — la cannabis fumata non causa il cancro secondo uno studio caso-controllo

Secondo uno studio caso-controllo condotto dal Dr. Donald Tashkin e dai suoi colleghi dell’Università di California a Los Angeles, il fumo di cannabis, anche se pesante e di lunga durata, non risulta associato a neoplasie polmonari o di altro tipo del tratto aerodigestivo superiore. I risultati sono stati presentati il 26 giugno alla Conferenza annuale dell’International Cannabinoid Research Society (ICRS).

Lo studio comprendeva 1.209 residenti di Los Angeles di età tra i 18 e i 59 anni affetti da tumori (611 del polmone, 403 dell’orofaringe, 90 della laringe e 108 dell’esofago). Gli intervistatori hanno raccolto le anamnesi riguardanti l’uso di cannabis, tabacco, alcol e altre droghe, nonché dati su altri fattori che potrebbero influenzare il rischio di neoplasie, tra cui la dieta, l’esposizione professionale e la familiarità per tumori. L’esposizione alla cannabis è stata misurata in anni-canna (un anno-canna = 365 canne). I pazienti affetti da cancro sono stati confrontati a 1.040 controlli non tumorali. Tra i controlli, il 46% non aveva mai fatto uso di cannabis, il 31% l’aveva usata per meno di un anno-canna, il 12% per 10-30 anni-canna, il 2% per 30-60 anni-canna e il 3% per oltre 60 anni-canna.

Il rischio di neoplasia polmonare, rapportato a quello dei soggetti che avevano consumato meno di un anno-canna, è risultato di 0.78 per 1-10 anni-canna, 0.74 per 10-30 anni-canna, 0.85 per 30-60 anni-canna e 0.81 per oltre 60 anni-canna. Un rischio inferiore a 1.0 significa che il rischio per consumatori di cannabis era leggermente inferiore che per i non consumatori. Risultati analoghi sono stati ottenuti per le altre localizzazioni neoplastiche. Non è stata inoltre rilevato alcun rapporto dose-risposta di rischio cancerogeno, nel senso che i rischi non aumentavano con l’aumento della dose. I dati sull’uso del tabacco, invece, come ci si aspettava, hanno rivelato un potentissimo effetto ed un chiaro rapporto dose-risposta.

(Fonte: Morgenstern H, et al. Marijuana use and cancers of the lung and upper aerodigestive tract: results of a case-control study. Presentation at the ICRS Conference on Cannabinoids, 24-27 June, Clearwater, USA)

Scienza — novità alla Conferenza 2005 dell’ICRS

La Conferenza di quest’anno dell’International Cannabinoid Research Society (ICRS) è stata tenuta dal 24 al 27 giugno a Clearwater, Florida. Circa 300 scienziati hanno partecipato all’incontro. Presentiamo qui di séguito il sommario di alcuni dei lavori presentati.

1. Il dolore neuropatico: risultati preliminari di uno studio randomizzato, controllato contro placebo, riguardante 50 pazienti affetti da neuropatia periferica HIV-correlata cui era stata somministrato fumo di cannabis oppure di placebo. Nello studio, condotto dall’Università di California, la cannabis si è dimostrata in grado di alleviare il dolore in misura paragonabile al Gabapentin, il farmaco più largamente utilizzato per una patologia che affligge circa il 30% dei pazienti con HIV (D Abrams et al.)

2. La schizofrenia: risultati di una sperimentazione clinica di quattro settimane in doppio cieco su cannabidiolo e amisulpiride nella schizofrenia acuta, presentati da ricercatori dell’Università di Colonia. Il cannabidiolo ha significativamente ridotto i sintomi psicopatologici della psicosi acuta, sia a due che a quattro settimane, se confrontati con quelli iniziali. Non è stata rilevata alcuna differenza significativa tra l’efficacia del cannabidiolo e dell’amisulpiride. Peraltro, il cannabidiolo ha causato significativamente meno effetti collaterali dell’altro farmaco (M Leweke et al.)

3. L’astinenza: l’interruzione improvvisa dopo un anno del trattamento con l’estratto di cannabis Sativex non è risultata associata a sindromi d’astinenza o comunque a una sintomatologia rilevante di tale natura in 25 pazienti affetti da sclerosi multipla. Circa la metà dei pazienti avevano provato sintomi precedentemente riferiti in rapporto all’astinenza da uso regolare di cannabis ricreativa (E Russo & P Robson)

4. Il recettore encefalico CB2: è stata presentata una ricerca nel topo che dimostra la presenza di recettori CB2 nel cervello. Il loro numero risultava incrementato da stress cronico di grado moderato (CMS). Tali risultati suggeriscono che i recettori CB2 sono espressi nell’encefalo dei mammiferi e forse giuocano un ruolo nella depressione (E Onaivi et al.)

5. La sclerosi laterale amiotrofica (ALS): un cannabinoide sintetico (AM1241) che si lega selettivamente al recettore CB2 si è dimostrato in grado di rallentare la progressione della malattia in un modello animale di ALS. La perdita della funzione motoria è stata ritardata di 12.5 giorni nel topo maschio e di 3 giorni nel topo femmina (M Abood et al.)

(Fonte: atti del congresso ICRS 2005, www.cannabinoidsociety.org)

USA — il Rhode Island legalizzerà probabilmente l’uso terapeutico della cannabis nonostante il veto del governatore

Il senato statale del Rhode Island ha votato il 6 luglio per scavalcare il veto opposto dal governatore Don Carcieri alla legge che permetterà l’uso terapeutico della cannabis. Se anche la Camera dei Rappresentanti voterà in tal senso, il Rhode Island diventerà l’undicesimo stato a consentire l’uso medico della cannabis.

Carcieri ha posto il veto alla legge il 5 luglio dopo che la Camera dei Rappresentanti l’aveva approvata con 52 sì contro 10 no ed il Senato con 34 sì contro 2 no. Per scavalcare il veto sono richiesti i tre quinti dei voti di entrambe le Camere. Il Senato ha votato in tal senso con una maggioranza di 28 a 6.

La legge permetterebbe ai cittadini “affetti da patologia debilitante”, compreso il cancro, il glaucoma e l’AIDS, di ottenere una dichiarazione firmata dal loro medico di potenziale beneficio terapeutico tratto dalla cannabis. I pazienti e chi li assiste sarebbero inclusi in un registro custodito dal Dipartimento alla Sanità dello Stato. Verrebbe loro concesso di possedere fino a 12 piante di cannabis ovvero 2 once e mezza di cannabis pronta all’uso.

(Fonti: Associated Press del 30 giugno 2005, New York Times del 29 giugno 2005)

Notizie in breve

Scienza Canada — cannabis nel dolore cronico

Il Vancouver Island Compassion Club (VICC) ha annunciato che Health Canada ha assicurato l’approvazione di “uno studio sugli effetti della cannabis fumata nel dolore cronico”. Lo studio è finanziato da un fondo di 50.000 dollari canadesi del Marijuana Policy Project e condotto da Philippe Lucas, del VICC, dal Dr. Shannon Hamersley e da Rick Doblin, direttore della Associazione Multidisciplinare degli Studi Psichedelici. Il gruppo ha in programma di procurare a 15 partecipanti cannabis di variabile concentrazione. (Fonte: Victoria News del 29 giugno 2005)

USA — California

Preoccupate che dipendenti statali potrebbero essere accusati di complicità in reati federali, le autorità sanitarie della California hanno annunciato l’8 luglio la sospensione delle consegne delle tessere identificative ai pazienti assuntori di cannabis terapeutica. Sandra Shewry, direttrice della sanità statale, ha affermato che la decisione è stata presa in risposta alla sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti del mese scorso. In una votazione di 6 contro 3, la Corte aveva attribuito alle autorità federali il potere di perseguire il possesso e l’uso di cannabis a scopi medici anche in stati come la California che consentono tale uso per legge dello stato. (Fonte: New York Times del 9 luglio 2005)

Scienza — analgesia indotta da stress

Lo stress acuto sopprime il dolore. L’analgesia indotta da stress è in parte mediata da oppioidi endogeni. Una nuova ricerca mostra che essa in parte è anche mediata da cannabinoidi endogeni (endocannabinoidi). Tale effetto si basa sul rilascio coordinato di 2-AG (2-arachidonoilglicerolo) ed anandamide nella sostanza grigia periaqueduttale. (Fonte: Hohmann AG et al. Nature 2005; 435 [7045]: 1108-12)

Scienza — biodisponibilità sublinguale del THC

Nuove formulazioni di cannabinoidi sublinguali contenenti ciclodestrina sono state sviluppate da ricercatori finlandesi. Aggiungendo ciclodestrina al THC o al CBD la loro solubilità in acqua era considerevolmente aumentata. La somministrazione sublinguale del complesso THC/ciclodestrina accresceva sostanzialmente la biodisponibilità del THC nei conigli. (Fonte: Mannila J et al. Eur J Pharm Sci 2005 Jun 12; [pubblicazione elettronica anticipata rispetto alla stampa])